Al limite e oltre
RASSEGNA LETTERARIA 2018
PROPOSTE ALLE SCUOLE SUPERIORI
L'edizione 2018 del Premio Letterario Nazionale “Città di Vigevano” e della Rassegna Letteraria si svolgerà tra il 18 e il 26 ottobre sarà dedicata al tema "la necessità di misurarsi con la perfezione o con l'Assoluto, sia rispettando che infrangendo il limite" da declinare in molteplici aspetti e discipline anche non letterarie, quali: arte, spettacolo, psicologia e costume.
Alle scuole superiori il Servizio Iniziative Culturali e Biblioteche propone una serie di attività specificamente rivolte ai ragazzi, che si svolgeranno in orario scolastico.
Gli incontri avranno una durata di circa 60/75 minuti e si terranno alla Cavallerizza alle ore 11.00
18 o 19 OTTOBRE In corso di definizione.
Lorenzo Marone Un ragazzo normale
In Un ragazzo normale Lorenzo Marone offre un nuovo spaccato di vita napoletana, introducendo stavolta nella narrazione un personaggio realmente vissuto, il giornalista Giancarlo Siani, ucciso a ventisei anni dai camorristi davanti al suo portone di casa. Il protagonista e io narrante del libro, Mimì, che ha dodici anni nel 1985, è il figlio del portiere dello stabile del Vomero in cui vive Siani. Mimì è un gran lettore, parla in modo forbito, detesta il calcio e sogna i superpoteri. Del giovane giornalista lo attrae il sorriso, la disponibilità a chiacchierare, la modestia, la fama di grande coraggio. Gli spari che troncano la vita di Siani pongono fine all’innocenza di Mimì, lo proiettano in un mondo che non avrebbe mai voluto conoscere.
Lorenzo Marone è nato a Napoli, dove vive, nel 1974. Per quasi dieci anni ha esercitato la professione di avvocato. A gennaio 2015 è uscito per Longanesi La tentazione di essere felici, (a cui è ispirato il film La tenerezza di Gianni Amelio); nel 2016 La tristezza ha il sonno leggero; nel 2017 è uscito, per Feltrinelli, Magari domani resto. Nel 2018 è uscito, sempre per Feltrinelli, Un ragazzo normale. Collabora settimanalmente con La Repubblica Napoli.
Lunedì 22 OTTOBRE
Andrea Marcolongo La misura eroica
Andrea Marcolongo, classe 1987, è una scrittrice italiana. Si è laureata in Lettere Antiche all’Università degli Studi di Milano. Nella sua vita ha viaggiato molto, vivendo in dieci città diverse. attualmente vive a Sarajevo. Scrive di cultura e libri per “La Stampa”, “D - la Repubblica” e “Il Messaggero”. La lingua geniale. 9 ragioni per amare il greco (Laterza 2016), suo libro d’esordio, è stato un caso editoriale con più di 100.000 copie vendute, tradotto in Spagna, Francia, Grecia, Olanda, Portogallo, Croazia, Germania, Corea e in tutto il Sud America. Con Mondadori ha pubblicato nel 2018 il suo secondo libro, La misura eroica.
Mercoledì 24 OTTOBRE (ancora da concordare)
Gabriele Bertacchini Il mondo di cristallo – la Terra, l’uomo, la crisi ambientale
In un tempo che corre sempre più veloce, l’uomo si è distaccato dalla Terra e dalle sottili energie che ne alimentano l’esistenza, rifugiandosi a vivere in un “mondo virtuale” che impedisce di comprendere fino in fondo quanto avviene al di fuori, perdendo di vista il rapporto di causa ed effetto. Nuove “leggi” inventate hanno preso il posto di quelle reali e si sono fatte strade tra le città. I problemi ambientali non sono altro che la naturale conseguenza di queste regole e del mondo che le contiene. L’incontro è un invito a fermarsi per un istante ad osservare la vita in tutte le sue forme silenziose, lasciandosi sorprendere con meraviglia, per tornare a misurarsi con la perfezione del mondo naturale ed i suoi precisi ma delicati equilibri, per poi ragionare sulla nostra società e sulle contemporanee problematiche ambientali, viste secondo una visione olistica d’insieme che passa attraverso i limiti ecologici dello sviluppo.
L’incontro è un invito a ristabilire un contatto emotivo con le piccole e grandi bellezze della Terra, per sentirsi parte integrante di essa, conoscendone e rispettandone i limiti fisici.
Dopotutto, si protegge ciò che si ama ma si ama solamente ciò che si conosce veramente.
Gabriele Bertacchini nasce a Bologna, si laurea in scienze naturali presso l’Università della sua città e si specializza in comunicazione ambientale.
Nel 2006, fonda AmBios, azienda specializzata in comunicazione ed educazione ambientale.
Collabora attualmente con numerosi enti pubblici e privati sul territorio nazionale. Ha all’attivo oltre 2.000 interventi pubblici tra conferenze, incontri didattici, seminari.
Giovedì 25 OTTOBRE
Leonello Zaquini Come nel '68 pretendevamo di misurarci con la perfezione e con l'Assoluto.
Cosa volevamo fare, cosa abbiamo fatto, cosa non abbiamo fatto. Cosa resta
da fare
Nel ‘68 ero studente al Politecnico di Torino. Diverse cose a me ed altri pareva fossero tutt'altro che "perfette": io ed altri le volevamo diverse. Avevamo degli ideali. Ho partecipato ad occupazioni e manifestazioni. Nonostante gli impegni « politici » mi sono laureato in Ingegneria, ma invece di cercare lavoro per fare il mestiere dell’ingegnere facevo il cantante in un gruppo musicale di orientamento « maoista », affiancando e sostenendo manifestazioni e scioperi, in Italia e all’estero.
Pochi anni fa mio figlio mi ha chiesto : « Ma perchè facevi cose così strane ? » e mi ha pregato di spiegargli « ... questa faccenda del ‘68 ». La sua domanda mi ha indotto a ricordare ed a ripensarci. Adesso credo di poter raccontare : come ho vissuto quegli anni, il contesto nazionale ed internazionale. Che temi abbiamo affrontato con successo e che errori abbiamo fatto. Che temi abbiamo trascurato e restano aperti. Come mai ritengo che sia iniziato un nuovo ‘68.
Nato a Iseo nel 1946, Leonello Zaquini nel ’68 era studente al Politecnico di Torino e partecipava ad occupazioni di sedi universitarie e collegi. Ha fatto parte di un gruppo musicale che affiancava scioperi e proteste popolari; con Pier Angelo Bertoli e Dario Fo ha realizzato spettacoli e tourné in Italia e all’estero.
Ora è professore onorario dell’Università di Scienze Applicate della Svizzera Occidentale ed è responsabile di una ditta di consulenza.
Quest’anno ha pubblicato per Mimesis Il '68 raccontato a mio figlio
Venerdì 26 OTTOBRE
Oggi è un bel giorno – Piece teatrale
La decisione di fare del mio testo, Oggi è un bel giorno, un adattamento teatrale, una pièce, matura dalla consapevolezza dell’importanza che la parola ha non solo nel testo, ma nel complicato processo di perdono e riconciliazione.
E l’importanza della parola risiede nel suo essere borderline, in bilico, nel giocare con il limite. La parola accoglie e per accogliere invade, ma perdono e riconciliazione diffidano delle irruzioni. Ne consegue la necessità di disciplinare l’invadenza. Di oltrepassare il limite rispettandone il significato, le ragione che ne hanno portato alla costruzione.
Ora, credo che la pièce Oggi è un bel giorno sia di per sé congeniale con il tema della rassegna semplicemente per la sua essenza di parola (la testimonianza) che si è fatta testo e testo che si è fatto teatro.
Testimonianza è educazione e per educare al perdono e alla riconciliazione, alla memoria e al significato più profondo di convivenza, la storia di Oggi è un bel giorno si è dovuta misurare prima con l’Assoluto della letteratura e poi, con quello ancor più complicato, del teatro.
Ma congeniale al tema della rassegna è anche il contenuto del mio testo. A partire dalla necessità degli uomini e delle donne di Sarajevo e dei Balcani di misurarsi con il nodo insoluto della propria storia e dunque con l’eredità di Tito, la guerra, la religione e il dolore: Assoluti con la maiuscola ed esempi di perfezione. Sì, perché perfezione è raggiungimento della compiutezza, un qualcosa di definito al punto da non ammettere intromissioni e non solo, come appare, un qualcosa che è privo di errori.
Antonio Roma ha 24 anni e abita a Trecate. Laureato in Scienze Sociali per la Globalizzazione, Coesione e Sviluppo Sociale, con una tesi sulla Cooperazione in Bosnia, nell’agosto del 2013 effettua il primo - di una lunga serie - viaggio nei Balcani, all’interno di un’esperienza di volontariato. Ha lavorato come educatore e oggi insegna in una scuola primaria e studia Lettere Antiche all'Università degli Studi di Milano.
A novembre è stato pubblicato il suo primo romanzo Oggi è un bel giorno, che racconta della difficoltà di ricucire, di tessere nuovamente le trame di una relazione umana dopo il trauma della guerra, nella Bosnia - e nello specifico nella Sarajevo - di oggi.